Da oltre quindici anni, infatti, il duo esplora tutti i possibili transiti tra media analogici e digitali e lavora sulla contaminazione tra culture visive considerate agli antipodi, correlando il segno manuale alla manipolazione elettronica. Tale processo di contaminazione a tutto campo porta i due artisti alla produzione di immagini “interstiziali” che raccolgono le impronte e i detriti dei più disparati supporti tecnologici: grane, texture, materismi, pixel, sbavature, aberrazioni e sfocature. La coalescenza tra grafica e fotografia mette in discussione lo statuto semiotico proprio di ogni elemento, generando visioni complesse, tese a una perpetua riassegnazione di senso. Il nucleo originario di ogni opera è una raccolta di frammenti visivi che, a seconda dei contesti, viene riconfigurata come videoinstallazione, fotomontaggio digitale o live media. Nella prospettiva di una riprogettazione continua, ogni lavoro ria erma quindi l’identità “aperta” e mutevole acquisita dall’opera d’arte grazie allo sviluppo di una cultura materiale basata sulla riproducibilità tecnica.
Per dare ordine a questa produzione tentacolare, capace di metabolizzare ogni tecnica e stile, le opere sono state raggruppate per temi: il percorso inizia con le indagini sulla materia, intesa quale magma originario di ogni forma di vita, per passare poi al corpo, la più elementare modulazione del proprio essere-nel-mondo. A questa seguono le tappe dedicate all’archite ura, che nasce dall’esigenza di organizzare lo spazio del vivere, e alla tecnologia, che estende le nostre facoltà operative e sensoriali. Il racconto delle opere è a dato alle voci di critici e studiosi che hanno seguito e seguono tuttora l’avventura di Basmati Video e che sono qui riunite in un ipertesto corale ricco di accensioni. La stratificazione delle immagini si riflette così nella sedimentazione critica prodotta nel corso del tempo, e fino agli ultimi istanti. Sono parole che partono dal nucleo delle immagini verso orizzonti imprecisati, come radianti tracciati in direzioni imprevedibili.
Pasquale Fameli